Davvero per scrivere in lombardo basta sapere solo cinque regole? Sì! È proprio così!

La o e la u

In lombardo [o], [ɔ] e [u] sono quasi sempre allofoni, ovvero possono essere usati tutti e tre senza cambiare il significato della parola (es: [kan’son], [kan’sɔn], [kan’sun], …). Per questo motivo, è più pratico usare solo un grafema per tutti e tre i fonemi, ovvero (), e successivamente ognuno pronuncerà secondo la sua varietà. Così resta libero il grafema <u>, che sarà preso da [y] (il suono della “ü”). A questo punto, non ha molto senso usare <ö>, e perciò useremo <oeu>. Queste scelte sono condivise con la grafia milanese e perciò sono legate strettamente alla tradizione. Inoltre, sono più pratiche per la scrittura al computer, senza alcun diacritico difficile da scrivere con la tastiera italiana.

Z e S: quando sono due?

Le lettere <s> e <z> nella NOL sono parallele, anche per ciò che riguarda i rispettivi digrafi <ss> e <zz>:

  • <s> ha valore di [s] all’inizio di parola (sabet) e di [z] in posizione intervocalica o alla fine della parola (roeusa);
  • <ss> ha sempre valore di [s] (ross);
  • <z> ha valore di [s] o [t͡s] all’inizio della parola (zuca) e di [z] o [d͡z] in posizione intervocalica o alla fine della parola (ghez);
  • <zz> ha sempre valore di [s] o [t͡s] (mazzà).

La questione “doppie”

Le consonanti doppie presenti nella NOL segnalano l’allungamento della vocale che precede e in particolare sono:

  • <ll> (es: pell “pelle” vs. pel “pelo”);
  • <nn> (es: sann “sanno” vs. san “sano”);
  • <rr> (es: carr “carro” vs. car “caro”).

Altri casi in cui si utilizzano consonanti doppie sono dovuti a motivazione etimologiche (tardo lat. cornacŭla > lom. cornaggia “cornacchia”) o di analogia tra derivati (vegg ‘vecchio’ > veggia ‘vecchia’).

Un po’ di etimologia

Per usare la NOL, bisogna anche seguire alcune regole etimologiche:

  • alle parole che nelle varietà occidentali finisco in “oeu”, si aggiunge una “l” (pedrioeul, fioeul, …), che si ritrova anca nei derivati di tutte le varietà (fioeul > fiolin);
  • le parole che nelle varietà orientali perdono la “v” intervocalica e la “n” prima della consonante, le mantengono, dal momento che sono presenti in tutti i derivati (vin > vinaja);
  • le parole che nelle varietà occidentali finiscono in “e” lunga, si scrivono con “er”, dal momento che è presente in tutti i suoi derivati (becher > bechera);
  • nella maggior parte delle varietà lombarde, ci sono quattro coniugazioni verbali: -à(r), -è(r) , -er/ø, -ì. Per le varietà che hanno la terza coniugazione adesinenziale, per essa si scriverà lo stesso “-er”. (*scriv > scriver).

Il plurale e il participio

  • Per il participio si usano le forme in “-d” anche quando non sono pronunciate nella propria varietà (parlà > parlad [par’la:, par’lat, par’lad]), tranne per i verbi monosillabici e per il verbo essere per i quali si può usare anche la forma “-ait” nei dialetti che la usano (> fad [fa:, fat, fad] / fait [‘fai, ‘fait]).
  • Per il plurale femminile delle parole che finisco in -a, si usa la -e anche se non è pronunciata (dona > done [dɔn, ‘dɔne]).
  • Per il plurale maschile delle parole che finiscono in -d/-t, si può usare anche la forma in -cc (gat > gat / gacc).

Ripassiamo un po’?

La o e la u

Si scrive polenta, pulenta o pülenta?

Polenta!

Visto che la “o” si può pronunciare sia come [o], [ɔ] che [u], è sufficiente scrivere “polenta” per coprire la lingua intera

Non si scrive *pulenta, che si pronuncerebbe /y/, cioè “ü”.

Z e S: quando sono due?

Il colore del sangue è rozz, ross o ros?

Ross!

La “ss” ha sempre il valore di [s], mentre “zz” ha sempre il valore [s] o [t͡s]. Perciò si scrive rosso, perché nessuno dice “rozz”!

La questione “doppie”

Si scrive “pel de capon”, “pell de cappon” o “pell de capon”, per intendere quella che rimuoviamo quando lo mangiamo?

Pell de capon!

“pel de capon” è sbagliato; se si intende quella che copre il corpo, si scrive con due “l”.

“pell de cappon” è sbagliato perché la NOL non prevede la doppia “p”.

Perciò “pell de capon” è quella giusta.

Un po’ di etimologia

Che problema c’è nella frase “ol fioeul del becher l’è andad a ciapà el pà del prestiner”?

La NOL permette le forme locali, ma nella scrittura standard le varietà orientali che perdono la “n” alla fine della parola la scrivono lo stesso. Perciò bisognerebbe scrivere “pan”.

Il plurale e il participio

Metti in NOL standard la frase “incoeu i mam de la scoeula i è andat a crompà ol mangià per i gacc che i viv denanz a l’istitut”

“incoeu i mame de la scoeula i è andade a crompà el mangià per i gacc che i viv denanz a l’istitut”

Nella NOL standard si utilizza sempre il plurale femminile “-e” delle parole che finiscono in “-a”, anche quando non si pronuncia, e anche nel participio.