Che differenza c’è tra bresciano e bergamasco?

Bergamo e Brescia sono divise da un ben noto campanilismo, che secondo la tradizione ha addirittura origine con la battaglia di Rudiano del 1191. Tuttavia, si sentono unite dal dialetto, come si può vedere anche dalla sponsorizzazione di diversi autori locali delle proprie varietà nel contesto della Capitale Italiana della Cultura 2023, assegnata proprio a Bergamo e Brescia. Effettivamente non hanno tutti i torti: in entrambe le città, infatti, si parlano varietà di tipo lombardo orientale. In questo articolo analizzeremo gli elementi unificanti e distintivi tra bergamasco e bresciano.

Premessa

Bresciano e bergamasco non sono monoliti ma presentano delle differenze interne. Non esiste dunque “un” bresciano come non esiste “un” bergamasco, bensì esistono una serie di varietà in una situazione di continuum, che vengono definite tali in virtù delle proprie caratteristiche comuni, le quali superano nettamente le disparità. Ciò accade con tutte le varietà delle lingue del mondo e il lombardo, ovviamente, non ne è esente.

Il lombardo orientale

Isoglosse nei dialetti lombardi descritti da Giovanni Bonfadini sulla Treccani – Legenda e fonte

Bergamo e Brescia sono al centro del cosiddetto lombardo orientale, un gruppo identificato dalla dialettologia sin dai tempi del Biondelli (1845) e caratterizzato dai tratti seguenti1:

  • Il plurale desinenziale al femminile (in arancione);
  • Il passaggio, in sillaba chiusa, di /y/ in /ø/ (in rosso);
  • Lenizione di v ed n in diversi contesti;
  • Participio passato in –at/-ad (in blu);
  • Assenza della lunghezza vocalica come tratto distintivo;
  • Palatalizzazione del plurale delle terminanti in dentale (t/d -> cc, plurale che si conserva in realtà in quasi tutte le varietà lombarde in determinati contesti, ma in quelle orientali è generalizzato);
  • Il pronome della prima persona plurale, nei dialetti orientali, viene da NOS ALTER (solitamente noter), mentre in quelli occidentali solamente da NOS (num, nunch…);
  • In generale, il lessico orientale ha un certo numero di venetismi, che non esistono nella Lombardia occidentale (marengon e piron sono i due esempi più classici).

Qui di seguito, una tabella di confronto tra tre varietà lombarde:

italianomilanesebergamascobresciano
La donna -> Le donneLa dona -> i donnLa dona -> i doneLa dona -> le done
Il fiumeEl fiumOl fioeumEl fioeum
Io cantavoMi cantaviMe cantàeMe cantàe
Il vinoEl vinOl vìEl vì
ParlatoParlaaParlatParlat
Il gatto -> i gattiEl gat > i gatOl gat > i gaccEl gat > i gacc
NoiNumNoterNoter

Le differenze tra bergamasco e bresciano

Lessico

Esistono diverse differenze nel lessico dei due dialetti. Tuttavia, non ci sembra propriamente corretto ciò che afferma Bonfadini, ossia che esistano «significative differenze» lessicali quando i termini davvero sconosciuti o non più utilizzati in alcune zone sono probabilmente una minoranza e, spesso, venetismi (ad esempio: bocia, bigol per ombelico, salmister, ostrega; Ghitti, 2021). In ogni caso, Bonfadini ammette l’ipotesi di una maggiore unità storica della lingua lombarda, analizzando tratti simili a quelli orientali nel brianzolo e tratti nel trentino occidentale che lo avvicinano al lombardo occidentale.

Da sottolineare un piccolo punto del testo di Bonfadini: gheba non è certamente un termine prettamente orientale, dal momento che è ampiamente registrato nei vocabolari milanesi (ghiba, Banfi, 1870 e Cherubini, 1843) e di altre varietà occidentali, così come erbion non è solamente un termine occidentale, dato che è registrato in varietà indubbiamente orientali, per quanto di transizione, come quelle di Casirate d’Adda e Treviglio. Lo stesso si può dire per soeumelgà, che è registrato (come sumelegà) anche nel dizionario brianzolo del Cherubini (Cherubini, 1856), che fornisce come esempio una frase che potrebbe definirsi parecchio “orientaleggiante” (el sumelega fiss).

Esistono, invero, delle preferenze locali: sia i dizionari milanesi (Arrighi, 1896) che bergamaschi (Tiraboschi, 1873) riportano cadrega e scagn(a) per sedia, ma è molto più probabile che un parlante occidentale usi la prima forma, mentre uno orientale usi la seconda. Probabilmente, la maggiore differenza lessicale tra oriente e occidente riguarda l’umilissima scopa: scova nel Milanesato, (s)granera a Oriente (soprattutto a Brescia), una divisione che segue anche linee gallo-italiche (piemontese: scoa, piacentino: scova, reggiano: granera; AIS, 1552), e che, curiosamente, si ripropone anche nella lingua catalana seppur all’inverso, dove all’orientale escombra corrisponde l’occidentale granera (ALDC, II, 432).

Il bresciano ha alcuni venetismi non presenti nel bergamasco: milanese: oeuli, bergamasco: oeule, bresciano moderno: ojo (ma bresciano del Melchiori, 1817: oeule), veronese: oio. Bonfadini ritiene che alcuni di questi fenomeni siano legati ad una maggiore venetizzazione del dialetto bresciano, direttamente al confine con la lingua veneta, rispetto al bergamasco.

Fonologia e morfo-sintassi

In entrambe le varietà si notano anche fenomeni comuni: un esemoio è l’aspirazione della sibilante sorda /s/, che riguarda vari dialetti sia dell’area bergamasca che di quella bresciana. Come si evince dalla mappa vista in principio, tra Bergamo e Brescia passano comunque diverse isoglosse (cfr. Bonfadini, 2015):

  • In bresciano i verbi della terza coniugazione latina mantengono la desinenza, a differenza del bergamasco: bresc. scriver, berg. scriv, mil. scriv. (in marrone);
  • Nel bergamasco il nesso latino CL intervocalico si palatalizza in [ʤ], così come nella maggioranza dei dialetti lombardi, mentre in bresciano in [ʧ]: mil. e berg. /oˈrɛʤa/, bresc.[oˈrɛʧa] (in giallo);
  • L’articolo plurale femminile è i in bergamasco mentre è le in bresciano (in verde);
  • Il bergamasco è più simile al milanese per quanto riguarda la palatalizzazione del nesso latino CT: mil. e berg. fregg, nocc mentre bresc. fred, not;
  • Se il dialetto bergamasco segue il milanese nella distinzione d’uso tra havé ausiliare e havégh possessivo, il bresciano utilizza sempre havégh: milanese: hoo parlaa con lu, bergamasco: hoo parlat con lu, bresciano: gh’hoo parlat con lu;
  • In bergamasco, similmente ad alcuni dialetti lombardo-alpini, i verbi della prima persona plurale si realizzano con a’m + verbo alla terza persona singolare (noter a’m parla), mentre il bresciano utilizza la desinenza -om, comune all’area lombarda (parlom).

Vediamo quindi una tabella di confronto:

italianomilanesebergamascobrescianoveronese
VedereVedèVedVederVedar
OrecchioOreggiaOreggiaOrecciaRecia
La – > leLa > iLa > iLa > leLa > le
LatteLaccLaccLatLate
Noi parliamoNum parlomNoter a’m parlaNoter parlomNui parlemo
Ho parlatoHoo parlaaHoo parlatGh’hoo parlatGò parlà
Ho un gattoGh’hoo on gatGh’hoo oeun gatGh’hoo en gatGò un gato

In sintesi

Bresciano e bergamasco condividono tratti importanti e distintivi che vengono utilizzati dai dialettologi per parlare di delle varietà lombarde orientali. Esistono tuttavia delle differenze non banali, dovute a situazioni di contatto con il veneto ma soprattutto di cambiamenti interni al lombardo stesso. Per questa ragione, ha senso ritenere bergamasco e bresciano parte dello stesso gruppo, ma non è corretto considerarli come uno stesso identico dialetto in un uno studio più approfondito delle varietà.

Bibliografia

  • Arrighi, Cletto. Dizionario milanese-italiano: col repertorio italiano-milanese. 1896.
  • Banfi, Giuseppe. Vocabolario Milanese-Italiano. 1870.
  • Biondelli, Bernardino. Saggio sui dialetti gallo-italici. 1845.
  • Bonfadini, Giovanni. Il dialetto bresciano alla luce delle ricerche più recenti. Piotti M. (a cura di), Dalla scripta all’italiano. Aspetti, momenti, figure di storia linguistica bresciana, Ateneo di Brescia-Morcelliana, Brescia, 2015, 263-293.
  • Cherubini, Francesco. Vocabolario Milanese-Italiano. Volume 4, 1843.
  • Cherubini, Francesco. Vocabolario Milanese-Italiano. Sopragiunta. Nozioni filologiche intorno al dialetto milanese. Saggio d’osservazioni su l’idioma brianzuolo, suddialetto del milanese. Volume 5, 1856.
  • Ghitti, Luca & Goldaniga, Giacomo. La surtìa del saì. Vocabolario del dialetto di Borno. Tipografia Valgrigna, 2021.
  • Melchiori, Giovan-Battista. Vocabolario bresciano-italiano. 1817.
  • Scaramella, Giovanni. Nuovo vocabolario ortografico italiano-bresciano. Com&Print, 2003.
  • Tiraboschi, Antonio. Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni. 1873.
  • Zappettini, Stefano. Vocabolario bergamasco-italiano: per ogni classe di persone e specialmente per la gioventù. 1859.

Sitografia

Atlanti